IN PUNTA DI MATITA & DI PENNELLO

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Monica Sori

Scrivere o dipingere? Sono “nata” giornalista e non posso fare a meno di comunicare anche con la parola.
In questo blog voglio portarvi nel mio mondo, fatto di arte, racconto ed esplorazione.

Che cos’è l’arte (per me)?

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È difficile rispondere a questa domanda… Ma è sempre costruttivo parlarne, scriverne e cercare di andare al nocciolo della questione: può esistere una definizione universale che attraversi, senza mutamenti, i tempi, le società e gli uomini?


L’arte “in senso lato, è la capacità di agire e di produrre basata su un particolare complesso di regole e di esperienze conoscitive e tecniche…” è scritto sul vocabolario Treccani. Parlando di arte figurativa, per molto tempo questa è stata strettamente legata al concetto di bello e all’abilità dell’artista di produrre “quel bello”. Quindi si presupponeva una certa capacità artigianale nel creare. Anzi, soprattutto questa era importante, legata al gusto estetico di quel momento. È curioso riflettere sui quadri degli impressionisti che oggi sono considerati “graziosi”, piacevoli e tendenzialmente apprezzati e compresi da tutti. Ma non era affatto così quando sono stati dipinti! Trasmettevano reazioni al più violente e di repulsione, non erano capiti, perché considerati mal eseguiti con quelle pennellate incerte, praticamente degli incompiuti. In poche parole, brutti!

Dal libro d’artista “Parole”, tecniche miste su carta da incisione, formato cartolina.

La differenza con la pittura

È tra il finire dell’‘800, e soprattutto nel ‘900 con le avanguardie, che esprimere se stessi, stati d’animo e idee, ancor più che riprodurre, diventa l’obiettivo primario dell’artista. Ovviamente, questo moto espressivo si manifesta in varie maniere: dall’uso dei colori arbitrari e violenti dei fauves alla semplificazione del cubismo, fino alla totale astrazione. E sto parlando solo di pittura. “… dobbiamo continuamente richiamarci a che la pittura è una cosa e l’arte è un’altra. Nel caso della pittura, uno dipinge ciò che vede… L’arte è un’altra cosa, si tratta di un’immagine che coinvolge me, che dipinge me, che io posso solo lasciare accadere e che nel suo accadere mi rapisce di sorpresa. È una vita nuova” scriveva il pittore William Congdon (1912-1998).

“Grigio”, William G. Congdon, tratto dal libro “Il gesto dell’Io”.

Il mio groviglio interiore

Mi sento in linea con l’affermazione di Congdon e lavoro ogni giorno affinché la mia pittura non sia solo riproduzione, ma anche concezione. Che le linee e i colori di un albero (solo perché sto lavorando su questo tema) possano contenere il groviglio interiore o la gioia di quella giornata o di quel periodo della mia vita. È brutto? Dà un senso di repulsione? Per me è positivo che trasmetta qualcosa, che non lasci indifferente, che faccia riflettere, sorridere, piangere, va tutto bene. È un fallimento se davanti a un quadro si passa oltre, non se ci si sofferma perplessi.

“L’ulivo 1”, tecniche miste su carta a mano, formato cartolina, 2021.
“L’ulivo 2”, tecniche miste su carta a mano, formato cartolina, 2021.

Oggi, performance e installazioni

Se fino a pochi decenni fa l’arte era, comunque, soprattutto pittura e scultura e i mezzi a disposizione quelli più classici oggi è sempre più… OLTRE. Performance e installazioni che, grazie anche a mezzi tecnologici che non hanno limiti, lasciano letteralmente a bocca aperta anche il moderno fruitore d’arte, che spesso ha una soglia di attenzione piuttosto alta. Ecco, anche se non ho la pretesa di rispondere alla domanda iniziale, forse oggi l’arte (figurativa) si spinge verso nuovi territori. Quello che ritengo importante, e che mi sta a cuore, è che la pittura, che mi pare a poco a poco scivolare su un piano secondario, non diventi solo oggetto decorativo. Che non serva solo a colorare la parete di un salotto. Un quadro, anche piccolo, è come una poesia, che racconta con i colori e le linee, anziché le parole, tutta una vita.